venerdì 8 marzo 2013

EVA



Eva non era una donna e non si chiamava affatto Eva. Quello era solo un derivato del suo primo soprannome, er Costola, che gli avevano dato da ragazzino, al mare, vuoi perché era secco come un osso, vuoi perché sembrava tutto gabbia toracica e pelle. Un colpo preciso, con le nocche sul legno, leggero, secco, scalfito, e potevi entrare a casa sua. Veniva, tranquillo, e ti apriva. Apriva solo a quelli che lo sapevano. Degli altri non gli importava niente. In casa di Eva trovavi la droga. Da un decino fino all'etto. E non di un solo genere e per genere non di una sola qualità. Non aveva tutto, aveva il giusto. Con qualche variante stagionale oltre al fisso. Eva diceva che a stare nella droga, a tutti i livelli, questo ti capitava: non di avere esattamente quello che vuoi quando lo vuoi, ma di sicuro, qualcosa, sempre.
Eva aveva in braccio la bambina quando squillò il telefono in cucina. Cullava la piccola e ci giocava. Non gli andava di spostarla fuori di camera, e già sollevarla era stato un evento difficile da gestire. Fino a quel momento niente, figuriamoci, nessun problema. La bimba nella culla, lui seduto sul letto. La bimba che indica e ride, lui che le risponde, per parecchia parte di notte. Poi la bimba che fa per addormentarsi, come tutte le altre volte. E lui che resta con la faccia stampata, uguale al cartone che s'è calato a cena.
E invece il trip saliva più partecipativo del solito a sto giro, così s'era addirittura lanciato in lunghi discorsi insieme alla piccola, sensatissimi a sentire lui. In un linguaggio che ti è appartenuto, sosteneva fiero, dato che ognuno di noi ha avuto i due anni che adesso aveva la bimba.
Ma Eva sapeva bene che innescata una reazione, quella non sai dove ti porta. E' come accendere un falò tra i neuroni. Se ci soffi, una volta di troppo, ti piglia fuoco l'universo. E' un attimo, e diventa un incendio che non controlli.
Il piacere, in fatto di trip, scorre sul filo di una cresta maestosa, tra cime innevate che legano il filo del crine, uno alle spalle, uno in salita. In fondo ai bordi c'è la vertigine che ti riempie la carne, la scarica di tuono che ti spiaccica al suolo, la gravità, l'ingrediente essenziale per godere. I colori, la meraviglia, i suoni che si annodano tra fruscii di rondini inesistenti, di pensieri circolari, di tondi perfetti da cui uscire è impossibile, malgrado atti di foga e coraggio. Aspetta, si disse Eva poggiando la piccola nella culla. E muovendosi passo passo come se ci fosse un filo per equilibristi, claudicante raggiunse la cucina.

D'altro canto...

Accadono, che alle nostre spalle è dir poco, fette intere di realtà uguali a noi, identiche per volume a noi stessi. Tanto che noi, alla fine, nel mondo risultiamo solo questo: porzione semi ignota tra porzioni sconosciute, per gran parte addirittura insospettate, di una sorprendente torta.
Per alcuni siamo, un istante almeno, in un discorso, in una presa ad esempio, in un gioco, in una malignità proiettata sulla carne di chi non c'è, insomma... per alcuni siamo proni, su un pene, in ginocchio sul marciapiede che battiamo in segreto e da travestiti. Per altri siamo dei falliti. Per molti saremmo stati dei geni. Per alcuni siamo dei potenziali nemici. In lungo e in largo scorrono segnali di fumo, compaiono cartelli di fine corsa, fine traiettoria. In lungo e in largo cominciamo a non averne, poi, già più memoria. Dei colpi lanciati prima ancora che di quelli patiti. In un disperato rincorrersi con mancanze, con identità, capita che ci sentiamo derisi. I più fortunati ridono, o almeno, c'è chi si sente fortunato. Anche incastrato tra le lamiere di una macchina, con la faccia spalmata sull'asfalto.

Infatti...

Infatti, Massimo, ripensava alla volta che era sceso dal postale e un vecchio l'aveva sfottuto da maestro inducendolo a sputare controvento, e poi ancora divertito gli indicava il mondo con una finta di sguardo e lo riprendeva, è di là che devi guardare fesso! E giù risate, alla prima non capita, ma adesso... adesso che su una guancia aveva il catrame, il collo era storto, e all'altro capo poggiava un tenero soffice anche se probabilmente svenuto, rideva il giovane invece di piangere e sentiva quel vecchio urlare, dall'altro lato devi guardare. Il morbido, così a testa in giù e dopo quel ribaltamento, sembrava essere il sedere di Teresa. Un momento prima la baciava, perso nell'eccitazione, un momento dopo si avvitavano in volo, testa in sotto, la scivolata, un botto, la giostra, immobili infine, odore di benzina, rumore di liquido che cola. Gianni che urla qualcosa, Gianni che gli stava a sinistra, e giù nomi, come in un appello. Gianni non era più a sinistra però, gli stava in qualche modo sopra. Anche Teresa lì doveva stare, ma non proferiva parola. ne' lei, forse svenuta, ne' quella che guidava, la madre della bimba. Antonia.

Quindi...

Eva non poté altro che precipitarsi all'ospedale, ossia, così deliberò che doveva fare. Grave incidente, coinvolti i genitori della bambina. A casa telefonano i carabinieri. Rispondi rispondi rispondi. Rispondi ora. Alle prese con un tappeto volante di parole.
Dopo un po' s'era ritrovato precipitato in diretta dalla conversazione infinita avuta con la piccola in culla, e quella di adesso, dove da un capo c'è il maresciallo a dirti che non serve, e tu a insistere che è una buona idea, un obbligo per un baby sitter, in caso di incidente dei genitori prendere la pupa di due anni e correre all'obitorio. Quell'altro, scemo, a darti torto. A non capire con chi sta avendo a che fare. Ma in fondo la bambina sta bene, ci tenne a specificare Eva. Finì che il maresciallo mandò una volante.

E così...

Il tempo venne inghiottito da un boa. O forse da una gigantesca anaconda. Stritolato, ingozzato a fatica, spinto verso una digestione certa. Lenta ma inesorabile. E tutto gli sembrò labile, furioso, annichilente.
Eva vide le doglie in divisa e partorì un sosia della nipotina. Perché mai avrebbe voluto Antonia, che fosse strappata alla sua nutria, la figlia. Nutrice sarebbe inadeguato, meglio nutria.
Nutria con nutrietta, sarà. Per le fogne, a gioire, a parlare, nel fango, sui monti, al riparo su di un pascolo ventoso. Altro che riposo! E fu così che Eva partorì Caino, gemello nero della piccola, e lo consegnò alle fiere.

Ma in fondo...

Una figlia è figlia pure se non è di carne e ossa, e dispiacque a Eva dar via Caino per tenersi la nipote. Che poi Gianni suo fratello non sopravvisse ne' alla moglie ne' alla notte. Dunque cosa dire del deserto in cui toccava navigare? Eva prese la piccola sottobraccio come un pacco appena scaricato sull'arenile da qualche contrabbandiere. Il giorno arrivò finalmente e sarebbe stato persino un male, se la paura non si fosse trasformata nei brividi fugaci, in uno sbuffo dorato tutto intorno al cartone blu pregno d'acido e ormai digerito, e l'elettricità non avesse smesso di torturargli il viso. Qualche brivido, una lacrima, l'ironia demenziale che piglia forma e sapore del fiele nello sguardo vacuo dell'eletta...

Ecco...

Da quel giorno chiamò sua nipote Abele.

31 commenti:

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    1. di quelli usiamo dire che non c'erano nemmeno prima...

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. ahahaha fantastico :D non ci avevo mai pensato. a me pareva che fossero uguali a me. quand'è che mi sono accorto di no? sei meglio di un analista. :D

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    4. il commento eliminato aveva un apostrofo di troppo... niente dietrologie...

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    5. in effetti ho rischiato di diventarlo un analista... :P

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  2. Racconto intricato, coinvolgente e davvero molto particolare..mi ci sono persa..ma in senso positivo..diciamo che mi capita spesso di perdermi con i tuoi racconti..e direi che è un bene :)
    Buona giornata !

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    1. perdersi, ritrovarsi, non riconoscersi. ma questo e' un lavoro che fa la vita. e mentre lei lavora... io mi diverto. :P buongiorno anche a te.

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  3. Di primo mattino è un bel da fare per digerirlo.
    Ma l' ho ingurgitato con voracità, impossibile fare altrimenti..

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    1. hai problemi di digestione gia' al primo mattino? azz, occhiali di legno, orecchie di gomma e stomaco arrugginito... ma che je danno da magna' a sti giovini, oggi? (ps - guarda che ti ho messa nel blog roll dei "degni". vedi di non farmi fare figure di merda, eh...)

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  4. E' la dieta. Almeno qui mangio, li' da me sono a stecchetto...

    (Oh, grazie! Tranquillo: cerchero' di fotografarmi culo e tette di tanto in tanto. I tuoi lettori ti ringrazieranno!)

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    1. (per ricordarteli cosi' come sono quando l'impietoso tempo avra' fatto il suo porco lavoro? nostalgica... :P )

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  5. Ahahaha! Sei un adorabile stronzo! :*

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    1. ma difficilmente odorabile... e presto pure inabile, che l'eta' avanza mica solo per te.

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    2. Se una cosa non e' difficile non mi piace.

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    3. ok, mi tolgo le scarpe e te le mando con posta celere.

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    4. ecco, che le scarpe sono un po' come la grafia: raccontano tanto.
      manda, manda che ti studio :P

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    5. la mia grafia racconta che dovevo fare l'egiziano, da grande...

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    6. adesso piantala, tanto siamo troppo lontani e non te la posso dare. oh.

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    7. tanto non saprei dove metterla... e cmq non ti darei le scarpe in cambio.

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    8. è comoda sulla scrivania, come porta matite. un uso più utile, sinceramente, non credo possa averlo.

      HB2, per favore. solo quelle. visto che rimango senza scarpe.

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  6. L'ho riletto stamattina e m'è venuto in mente un vecchio sogno o forse dovrei dire incubo. Boh sta di fatto che ho pensato che io certi viaggi me li faccio tutte le notti e senza nemmeno l'uso di droghe.

    (p.s. riprendendo il discorso di ieri, in effetti tu sei un motivo per sorridere, anzi per ridere ... oh ... ma diciamolo pure ... da sbellicarsi per le risate :D)

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    1. "io certi viaggi me li faccio tutte le notti e senza nemmeno l'uso di droghe" stai insinuando qualcosa, per caso?

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    2. Io? Ma ti pare?
      Non insinuo mai nulla che non sia insinuabile :)

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  7. "Eva vide le doglie in divisa". L'ho riletto tre volte.

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    1. La Segretaria del Pessimo9 marzo 2013 alle ore 09:07

      Fa questo effetto lui. Ma dopo la terza rilettura la direzione declina ogni responsabilità per gli effetti allucinogeni dei post.

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    2. e alla terza volta sei resuscitato salendo alla destra del padre? :P

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    3. per il resto la mia segretaria giustamente Le ricorda che siamo una sr molto l.

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