lunedì 23 dicembre 2013

NOVEMBRE (ERA) - Estratti da Diaria


PIU' ITACA PER TUTTI
(G, frazione di St – 4 novembre 2013)

Parlo con le carte. Davvero, solo con loro. E mentre ci parlo sento la parola “casa”.
Mai stato a casa. Immagino che “casa” sia solo un mito. Più “Itaca” per tutti. “La quarta virtù è la saggezza”, sento ancora dire di riflesso a qualcuno che sembro io. E non oso pensare che anche la saggezza sia solo un mito.
Qualche volta mi accorgo di essere oltre il bordo. Qualche volta mi accorgo di muovere passi nel vuoto.


LA QUARTA VIRTU'
(G, frazione di St – 4 novembre 2013)

Oggi è da seconda persona singolare.
Tu. Ehi tu guarda:
non c'è inquietudine. Certe fantasie scolorano dietro l'impossibile. Sono altre le persone, altre e oltre le immagini. Ma, pur sapendo, la fantasia scappa.
Oltre il muro c'è l'inferno, o peggio il nulla, eppure evadere è imprescindibile. Andare è respirare-mangiare-bere. Potrebbe essere un incontro e tutto in quell'incontro. O forse non potrebbe ma troppo bello sarebbe se fosse. Ecco: troppo. C'è un tempo abbastanza lungo, e se non lungo almeno cadenzato, prevedibile. Quasi prevedibile. A fantasia.
“Quando imparai a contare persi il senso della misura” dici.
Ma a parte questo, puoi inquadrare la sagoma della saggezza. Memorie di svariati piani e svariate dimensioni. Le frazioni.
Ecco: frazioni il tempo e ti chini sul foglio. Ogni giorno. Questa è la via.



ATTILA FUORI DAL MITO
(G, frazione di St – 5 novembre 2013)

Questo è un mondo nuovo reso a posteriori sopra la tela di corteccia. La carne macellata puzza ai nasi fini. Ho asfalto nelle narici. Nel cielo grida l'astro. Un urlo muto alla battaglia e all'algida giostra lontana, terrestre, alla pista battuta dove non cresce più erba.
Attila è fuori dal mito.
Attila semina sassi bianchi mano a mano che nel bosco procede. E il bosco si fa foresta e corre la notte, accorre la paura di non saper o non poter tornare. La strada sale e il bosco urla anche lui, di rimando all'astro e sopra la strada che non è più strada, né sentiero, né mulattiera ma solo bosco e foresta e passaggi di animali, cinghiali o cacciatori o persino lupi, o cani o uomini famelici. Famelici prima ancora che affamati.
(curami gli occhi questa notte)
Alla fine della fiera, Attila torna al suo mito.



DALL'ALTO
(G, frazione di St – 5 novembre 2013)

Umana si piega, ricomincia il conto. 350 gocce di lavanda in olio essenziale, base di latte di mandorla, sembra esplosa una profumeria, con tutto che il mio naso mi protegge. E schegge, intanto schegge dal legno e croci, croci e chiodi e nasi di spine intrecciati a corona.
Il mio regno per una piega di stoffa in cui sparire.



DOMANI SCHIODO (18ESIMO GIORNO A G, “Lì DOVE L'ACQUA SGORGA”)
(G, frazione di St – 8 novembre 2013)

Il mio liberale è un'anima persa che gira parole come fossero pollici, al buio e al gelo, ignorando persino la possibilità di stare bene, di stare altrove o di non stare affatto. Di essere nulla, libero e in silenzio.
La sua compagna ha paura del cielo. Comunemente si combatte questa fobia zavorrandosi. Spesso la cura è peggiore del male. Anche perché la paura non è in sé un male da curare. La zavorra invece può diventarlo molto facilmente.


INVECE DI FARE LA RIVOLUZIONE
(Porto di M, frazione di M – 10 novembre 2013)

Invece di fare la rivoluzione me ne sto al bar del porto di M, area esterna riparata dalla pioggia che non cade ancora. Sky gira le stesse notizie da due ore. Girano anche i commenti. Cambiano le persone, i commenti di meno.
Potrei starmene qui, usare questo posto come fosse scena di teatro, fare accomodare la fantasia, interrogarla. O interrogare le carte.


INVECE DI FARE LA RIVOLUZIONE 2
(Sapri – 14 novembre 2013)

Invece di fare la rivoluzione me ne sto sulla spiaggia deserta a nord di Sapri, di fronte al cimitero, monto la tenda, accendo un fuoco e penso al tempo rimasto e a quello rinnovato. All'onestà del principio e alla mistificazione dei finali.
Il giorno del giudizio sarà una farsa.
“Benvenuti a Sapri, città della Spigolatrice” ho letto entrando in paese.
Mi sono disposto all'esercizio delle libere associazioni, tanto per non sentire il peso dello zaino: alla voce Sapri corrisponde il nome Pisacane Carlo
Altro che città della Spigolatrice. Hai voglia a dire “Spigolatrice”.
La caserma dei carabinieri è in via Crispi. Anche questo ho letto entrando in paese.
Via Crispi, e Pisacane trucidato poco prima dell'impresa dei mille.
Via Crispi, e Pisacane repubblicano.
La repubblica è meglio della monarchia? Non lo so.
Via Crispi, e Pisacane trucidato. Libere associazioni in esercizio: alla voce “morte di Pisacane Carlo“ corrisponde il titolo “L'omicidio di Cristo” di W. Reich.
Pisacane trucidato e mitizzato poco prima della nascita mitologica di mille garibaldini? Propedeuticità dei miti.
Onestà del principio contro la mistificazione dei finali.
Ps
Libere associazioni al galoppo: alla voce “morte di W. Reich” corrisponde un ricordo recente di Vallo della Lucania. Un Cristo in stazione con il 15 demoniaco impresso ad ombra sul piedistallo, in una targa altrimenti vuota. Nell'aria di Vallo corre l'omicidio. Gorgo e oscurità: un epicentro del male. Mastrogiovanni, processo Marini, un luogo di violenza e sadismo. E venendo via da Vallo dove monto la tenda? Di fronte al cimitero. Dovrei scrivere solo horror.



POWER (NON ROMINA)
(Sapri – 15 novembre 2013)

Così assiepati, i giorni, sembrano camaleonti nascosti nelle macchie a verde sopra il mare. Il mare, dal canto suo, si calma a istanti, sorseggia veleno, e poi lo risputa in forma di cristalli di sale.
Cosa volevo dire? Ah sì:
che sale.
Sale il mare, si arrampica e urla. O forse faccio un po' di confusione e oggi c'è bonaccia e la tempesta era ieri, ero io, eri tu lungo l'inverno dei nostri giorni. Del resto ci sono immagini che posso scollare dai muri per riporle o farle sparire, immagini e fastidi che posso trattare così. È questa una forma essenziale di potere, mica un gioco: è sopravvivenza. Ma ci sono anche immagini che per quanto dolorose conducono ancora con loro delizia. Delizia e dolore frammisti dove la linea di confine è una spiaggia frastagliata, nessuna netta demarcazione e allora smaltirle non conviene, non si vuole e non si può. O si può e non si fa, e anche questo è potere.
Ecco cosa volevo dire: come il mare dunque oggi urlo sbatto sussurro e accarezzo. Depongo il tuo ricordo che è vita sulla riva e ti addormento. Ti osservo. Come se la carne contasse qualcosa ti immagino qui e ora, tra le mie correnti, tra i flutti e le spume. Il sole brilla negli occhi, schegge a pesca nell'infinito. Alcune pagine sono capolavoro e altre sono esercizi meno riusciti, sufficienze stracciate, sbiadite memorie.



5000 EURO
(Sapri – 15 novembre 2013)

Sul lungomare di Sapri a un certo punto mentre strimpello e scolletto percepisco il pericolo. Ci deve essere una campagna stampa contro sesso, prostituzione, pedofilia, orchi, lupi e altre generiche frattaglie messe a bollire nel medesimo pentolone. La nonna col bimbo infatti mi guarda in cagnesco. Dunque saggiamente ripongo la chitarra ed esco (di scena e dal parchetto che chiamarlo parchetto non rende l'idea e incontro Nadia, la ritrattista in bicicletta. I ritratti non li sa fare, ma è gentile e mi invita a dormire da lei. Me la batto a gambe levate e mi imbatto in un inaspettato mercato).
Sapri ha detto questo. Questo e mosche.
Ps (dell'inaspettato mercato)
Se intera sta a 5000 euro, mi dico, a tranci deve valere una fortuna … [ma voi non potete (ancora) sapere di cosa sto parlando, ndb]




(16-30 novembre - Br, frazione di M)

Viaggio tra fantasmi.
-il raggio lunare sul camino della casa di G.
-l'ombra dalla finestra del primo piano, qui ieri pomeriggio
-F e il suo passato in Lotta Continua
Fantasmi.
L i fantasmi li vede da sempre, dice. E' un dono. E ci parla anche, coi fantasmi. Afferma per esempio di aver sorpreso un signore distinto, accomodato con le gambe accavallate proprio su questo divano dove adesso io sto scrivendo.
Hai visto il fantasma affacciato alla finestra? mi ha chiesto a bruciapelo ieri sera.
F s'è addormentato, sempre su questo divano, dopo il risotto, mentre io e L parlavamo.
Russava. Chissà cosa ha sognato.
Forse non esistiamo.

***

Qui dove sono ora c'è una casa, un ex rudere ristrutturato da F. Questa casa ha due occhi e un naso. Dalla bocca si accede in cucina.
E forse non esistiamo davvero.

***

La concomitanza di taluni eventi spinge gli uomini a pensare che ci sia una regia dietro ogni pagliuzza di luce che rotea a palpebre serrate. Un disegno vale meno o più di parole scritte e incise? Una voce vale meno o più della musica armonica di campane e campanacci ridondanti nella valle?
Qui dove sono ora c'è una valle tra cime di monti brulli. Una colonna sonora perpetua composta di vento, fronde e animali. Animali di varie specie uomini compresi.
Due sere fa mi chiedevo come potessi non cadere addormentato durante le lezioni di fisica della Piccioli. La risposta è: avevo 15 anni. Ormoni a palla. Quanta energia sprecata! Io, che mi sarei addormentato al cinema durante Dracula o Puerto Escondido solo 5 anni più tardi, riuscivo a non fare canestri malgrado tutto, malgrado la noia e l'incapacità a comunicare della professoressa.
Oggi potrei pescare anime seduto sul molo del tempo, un molo mobile, un pontile comunale.

***

F è un impenitente. Evidenti manie gastronomiche , culinarie. Fatelo fumare bere e mangiare. Soluzioni semplici, programmatiche. Programmi settimanali. piani giornalieri.
Autoritarismo o agilità?
Si può decidere di non calare l'asso per amore del gioco. Ma c'è una differenza tra la libertà e la sobrietà nell'esercizio di un potere. Una differenza fatale.
Alte le fiamme sulla proprietà privata. In finale, se venti anni fa sputavo sui cartelli che l'annunciano, oggi domino il ribrezzo per la stupidità degli esseri umani.

***

Attraversando Br ho visto un fuoco. Bruciavano plastica. Come un tempo avrebbero bruciato rifiuti e scarti di origine organica. Al medioevo sopravvivemmo perché a crollare era un impero scarsamente tecnologico. Più tecnologia produci, meno sopravviverai alle scorie. In ogni caso il mito del buon selvaggio è una stronzata. Il selvaggio non è per forza buono e soprattutto non causa sciagure galattiche solo perché non ne ha la capacità/possibilità. A meno che non abbia ragione il mio liberale, e il deserto del Sahara non sia il risultato dell'attività d'agricoltura primitiva brucia e coltiva.
Ogni epoca consta di secoli bui, perché oscura è l'umanità. Di dubbia provenienza. Una stirpe di bastardi.

ps
Rileggo. Sopravvivemmo chi? Io non ero nemmeno vivo nell'anno mille. La visione d'insieme è una utopia. Ecco perché si brucia la plastica.
Utopia. Hai detto cazzi.

2 commenti:

  1. è una rivoluzione anche la tua, solitaria e fatta di incontri e di carte. Fatta soprattutto di carte. Vuoi mettere con lo starsene a capo di una folla di pecoroni o sotto il comando di un pazzo? Dici che che non porta a niente la tua battaglia? Penso che un rinnegare tutto quello non riteniamo importante, compresa una casa. Un giorno lungo qualche strada ci riincontreremo (se sopravviveremo entrambi) :)

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  2. beh io scherzo, come dire: "a 40anni e passa invece di fare la persona seria" etc etc. mi piglio un po' per il culo, no? ma non sto facendo nessuna rivoluzione, come nessun altro in italia in questo momento. qualche persona seria c'è, è vero. ce ne sono due per esempio che han preso 10 anni a testa giusto un mese fa, su a genova. senza seguire nessun pazzo e senza mettersi alla testa di nessun gregge di pecoroni.

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