PIU' ITACA PER TUTTI
(G, frazione di St – 4
novembre 2013)
Parlo con le carte.
Davvero, solo con loro. E mentre ci parlo sento la parola “casa”.
Mai stato a casa.
Immagino che “casa” sia solo un mito. Più “Itaca” per tutti. “La quarta virtù è
la saggezza”, sento ancora dire di riflesso a qualcuno che sembro io. E non oso
pensare che anche la saggezza sia solo un mito.
Qualche volta mi
accorgo di essere oltre il bordo. Qualche volta mi accorgo di muovere passi nel
vuoto.
LA QUARTA VIRTU'
(G, frazione di St – 4
novembre 2013)
Oggi è da seconda
persona singolare.
Tu. Ehi tu guarda:
non c'è inquietudine.
Certe fantasie scolorano dietro l'impossibile. Sono altre le persone, altre e
oltre le immagini. Ma, pur sapendo, la fantasia scappa.
Oltre il muro c'è
l'inferno, o peggio il nulla, eppure evadere è imprescindibile. Andare è
respirare-mangiare-bere. Potrebbe essere un incontro e tutto in quell'incontro.
O forse non potrebbe ma troppo bello sarebbe se fosse. Ecco: troppo. C'è un
tempo abbastanza lungo, e se non lungo almeno cadenzato, prevedibile. Quasi
prevedibile. A fantasia.
“Quando imparai a
contare persi il senso della misura” dici.
Ma a parte questo, puoi
inquadrare la sagoma della saggezza. Memorie di svariati piani e svariate
dimensioni. Le frazioni.
Ecco: frazioni il tempo
e ti chini sul foglio. Ogni giorno. Questa è la via.
ATTILA FUORI DAL MITO
(G, frazione di St – 5
novembre 2013)
Questo è un mondo nuovo
reso a posteriori sopra la tela di corteccia. La carne macellata puzza ai nasi
fini. Ho asfalto nelle narici. Nel cielo grida l'astro. Un urlo muto alla
battaglia e all'algida giostra lontana, terrestre, alla pista battuta dove non
cresce più erba.
Attila è fuori dal
mito.
Attila semina sassi
bianchi mano a mano che nel bosco procede. E il bosco si fa foresta e corre la
notte, accorre la paura di non saper o non poter tornare. La strada sale e il
bosco urla anche lui, di rimando all'astro e sopra la strada che non è più
strada, né sentiero, né mulattiera ma solo bosco e foresta e passaggi di
animali, cinghiali o cacciatori o persino lupi, o cani o uomini famelici.
Famelici prima ancora che affamati.
(curami gli occhi
questa notte)
Alla fine della fiera,
Attila torna al suo mito.
DALL'ALTO
(G, frazione di St – 5
novembre 2013)
Umana si piega,
ricomincia il conto. 350 gocce di lavanda in olio essenziale, base di latte di
mandorla, sembra esplosa una profumeria, con tutto che il mio naso mi protegge.
E schegge, intanto schegge dal legno e croci, croci e chiodi e nasi di spine
intrecciati a corona.
Il mio regno per una
piega di stoffa in cui sparire.
DOMANI SCHIODO (18ESIMO
GIORNO A G, “Lì DOVE L'ACQUA SGORGA”)
(G, frazione di St – 8
novembre 2013)
Il mio liberale è
un'anima persa che gira parole come fossero pollici, al buio e al gelo,
ignorando persino la possibilità di stare bene, di stare altrove o di non stare
affatto. Di essere nulla, libero e in silenzio.
La sua compagna ha
paura del cielo. Comunemente si combatte questa fobia zavorrandosi. Spesso la
cura è peggiore del male. Anche perché la paura non è in sé un male da curare.
La zavorra invece può diventarlo molto facilmente.
INVECE DI FARE LA
RIVOLUZIONE
(Porto di M, frazione
di M – 10 novembre 2013)
Invece di fare la
rivoluzione me ne sto al bar del porto di M, area esterna riparata dalla
pioggia che non cade ancora. Sky gira le stesse notizie da due ore. Girano
anche i commenti. Cambiano le persone, i commenti di meno.
Potrei starmene qui,
usare questo posto come fosse scena di teatro, fare accomodare la fantasia,
interrogarla. O interrogare le carte.
INVECE DI FARE LA
RIVOLUZIONE 2
(Sapri – 14 novembre
2013)
Invece di fare la
rivoluzione me ne sto sulla spiaggia deserta a nord di Sapri, di fronte al
cimitero, monto la tenda, accendo un fuoco e penso al tempo rimasto e a quello
rinnovato. All'onestà del principio e alla mistificazione dei finali.
Il giorno del giudizio
sarà una farsa.
“Benvenuti a Sapri,
città della Spigolatrice” ho letto entrando in paese.
Mi sono disposto
all'esercizio delle libere associazioni, tanto per non sentire il peso dello
zaino: alla voce Sapri corrisponde il nome Pisacane Carlo
Altro che città della
Spigolatrice. Hai voglia a dire “Spigolatrice”.
La caserma dei
carabinieri è in via Crispi. Anche questo ho letto entrando in paese.
Via Crispi, e Pisacane
trucidato poco prima dell'impresa dei mille.
Via Crispi, e Pisacane
repubblicano.
La repubblica è meglio
della monarchia? Non lo so.
Via Crispi, e Pisacane
trucidato. Libere associazioni in esercizio: alla voce “morte di Pisacane
Carlo“ corrisponde il titolo “L'omicidio di Cristo” di W. Reich.
Pisacane trucidato e
mitizzato poco prima della nascita mitologica di mille garibaldini?
Propedeuticità dei miti.
Onestà del principio
contro la mistificazione dei finali.
Ps
Libere associazioni al
galoppo: alla voce “morte di W. Reich” corrisponde un ricordo recente di Vallo
della Lucania. Un Cristo in stazione con il 15 demoniaco impresso ad ombra sul
piedistallo, in una targa altrimenti vuota. Nell'aria di Vallo corre l'omicidio.
Gorgo e oscurità: un epicentro del male. Mastrogiovanni, processo Marini, un
luogo di violenza e sadismo. E venendo via da Vallo dove monto la tenda? Di
fronte al cimitero. Dovrei scrivere solo horror.
POWER (NON ROMINA)
(Sapri – 15 novembre 2013)
Così assiepati, i
giorni, sembrano camaleonti nascosti nelle macchie a verde sopra il mare. Il
mare, dal canto suo, si calma a istanti, sorseggia veleno, e poi lo risputa in
forma di cristalli di sale.
Cosa volevo dire? Ah
sì:
che sale.
Sale il mare, si
arrampica e urla. O forse faccio un po' di confusione e oggi c'è bonaccia e la
tempesta era ieri, ero io, eri tu lungo l'inverno dei nostri giorni. Del resto
ci sono immagini che posso scollare dai muri per riporle o farle sparire,
immagini e fastidi che posso trattare così. È questa una forma essenziale di
potere, mica un gioco: è sopravvivenza. Ma ci sono anche immagini che per
quanto dolorose conducono ancora con loro delizia. Delizia e dolore frammisti
dove la linea di confine è una spiaggia frastagliata, nessuna netta
demarcazione e allora smaltirle non conviene, non si vuole e non si può. O si
può e non si fa, e anche questo è potere.
Ecco cosa volevo dire:
come il mare dunque oggi urlo sbatto sussurro e accarezzo. Depongo il tuo
ricordo che è vita sulla riva e ti addormento. Ti osservo. Come se la carne
contasse qualcosa ti immagino qui e ora, tra le mie correnti, tra i flutti e le
spume. Il sole brilla negli occhi, schegge a pesca nell'infinito. Alcune pagine
sono capolavoro e altre sono esercizi meno riusciti, sufficienze stracciate,
sbiadite memorie.
5000 EURO
(Sapri – 15 novembre
2013)
Sul lungomare di Sapri
a un certo punto mentre strimpello e scolletto percepisco il pericolo. Ci deve
essere una campagna stampa contro sesso, prostituzione, pedofilia, orchi, lupi
e altre generiche frattaglie messe a bollire nel medesimo pentolone. La nonna
col bimbo infatti mi guarda in cagnesco. Dunque saggiamente ripongo la chitarra
ed esco (di scena e dal parchetto che chiamarlo parchetto non rende l'idea e
incontro Nadia, la ritrattista in bicicletta. I ritratti non li sa fare, ma è
gentile e mi invita a dormire da lei. Me la batto a gambe levate e mi imbatto
in un inaspettato mercato).
Sapri ha detto questo.
Questo e mosche.
Ps (dell'inaspettato
mercato)
Se intera sta
a 5000 euro, mi dico, a tranci deve valere una fortuna … [ma voi non potete
(ancora) sapere di cosa sto parlando, ndb]
(16-30 novembre - Br,
frazione di M)
Viaggio tra fantasmi.
-il raggio lunare sul
camino della casa di G.
-l'ombra dalla finestra
del primo piano, qui ieri pomeriggio
-F e il suo passato in
Lotta Continua
Fantasmi.
L i fantasmi li vede da
sempre, dice. E' un dono. E ci parla anche, coi fantasmi. Afferma per esempio
di aver sorpreso un signore distinto, accomodato con le gambe accavallate
proprio su questo divano dove adesso io sto scrivendo.
Hai visto il fantasma
affacciato alla finestra? mi ha chiesto a bruciapelo ieri sera.
F s'è addormentato,
sempre su questo divano, dopo il risotto, mentre io e L parlavamo.
Russava. Chissà cosa ha
sognato.
Forse non esistiamo.
***
Qui dove sono ora c'è
una casa, un ex rudere ristrutturato da F. Questa casa ha due occhi e un naso.
Dalla bocca si accede in cucina.
E forse non esistiamo
davvero.
***
La concomitanza di
taluni eventi spinge gli uomini a pensare che ci sia una regia dietro ogni
pagliuzza di luce che rotea a palpebre serrate. Un disegno vale meno o più di
parole scritte e incise? Una voce vale meno o più della musica armonica di
campane e campanacci ridondanti nella valle?
Qui dove sono ora c'è
una valle tra cime di monti brulli. Una colonna sonora perpetua composta di
vento, fronde e animali. Animali di varie specie uomini compresi.
Due sere fa mi chiedevo
come potessi non cadere addormentato durante le lezioni di fisica della
Piccioli. La risposta è: avevo 15 anni. Ormoni a palla. Quanta energia
sprecata! Io, che mi sarei addormentato al cinema durante Dracula o Puerto
Escondido solo 5 anni più tardi, riuscivo a non fare canestri malgrado tutto, malgrado
la noia e l'incapacità a comunicare della professoressa.
Oggi potrei pescare
anime seduto sul molo del tempo, un molo mobile, un pontile comunale.
***
F è un impenitente.
Evidenti manie gastronomiche , culinarie. Fatelo fumare bere e mangiare. Soluzioni
semplici, programmatiche. Programmi settimanali. piani giornalieri.
Autoritarismo o
agilità?
Si può decidere di non
calare l'asso per amore del gioco. Ma c'è una differenza tra la libertà e la
sobrietà nell'esercizio di un potere. Una differenza fatale.
Alte le fiamme sulla
proprietà privata. In finale, se venti anni fa sputavo sui cartelli che
l'annunciano, oggi domino il ribrezzo per la stupidità degli esseri umani.
***
Attraversando Br ho
visto un fuoco. Bruciavano plastica. Come un tempo avrebbero bruciato rifiuti e
scarti di origine organica. Al medioevo sopravvivemmo perché a crollare era un
impero scarsamente tecnologico. Più tecnologia produci, meno sopravviverai alle
scorie. In ogni caso il mito del buon selvaggio è una stronzata. Il selvaggio
non è per forza buono e soprattutto non causa sciagure galattiche solo perché
non ne ha la capacità/possibilità. A meno che non abbia ragione il mio
liberale, e il deserto del Sahara non sia il risultato dell'attività
d'agricoltura primitiva brucia e coltiva.
Ogni epoca consta di
secoli bui, perché oscura è l'umanità. Di dubbia provenienza. Una stirpe di
bastardi.
ps
Rileggo. Sopravvivemmo
chi? Io non ero nemmeno vivo nell'anno mille. La visione d'insieme è una
utopia. Ecco perché si brucia la plastica.
Utopia. Hai detto
cazzi.