Il partito dei suicidi,
lo chiamarono, e a ragione. Poiché quel partito fece meglio dell'altro per
l'autoestinzione della razza umana. I cui militanti, durante le campagne, si
sentivano spesso rispondere... comincia te. In tutte le lingue.
Perché il Partito per l'Autoestinzione della Razza Umana era un partito
internazionale. Invece quello di cui sto parlando io era un partitucolo medio
borghese. Una zoccola come ce ne sono tante. Il partito dei suicidi, lo
chiamarono, ma era nato come antiutilitarista. E per portare la rivoluzione di
domani con la prassi giornaliera, i compagni usavano compiere azioni, prima
dirette, poi conciliari, ma sempre e comunque volutamente e completamente
inutili. Di più! Antiutili, per un periodo. Ma poi si accorsero che una utilità
quelle ce l'avevano, lavoravano al contrario, ma sempre essenziali allo scopo.
Insomma, fu breve quel periodo di transizione, poi tornarono come è giusto alla
linea del principio. E come riconciliazione, per prima cosa e a simbolo,
promossero autoperquisizioni agli ingressi degli stadi. Con dichiarazione
autocertificata di uomo o donna ma comunque d'essere disarmati. E anche questo
era dopo, dopo l'origine, dopo la fase acuta dell'antiutilitarismo spinto, ma
prima, prima ancora cosa c'era? L'avanguardista, ovviamente. Quel sano genuino
giovane coraggioso e baldo. Il principio retto, colui che si staglia dal fango
insomma. E infatti guarda un po' quello di cui parlo si chiamava proprio Adamo.
Adamo a un certo punto,
una mattina, s'era svegliato con l'idea di non bere del caffè, di non fumare
una sigaretta, di infilarsi sulla strada e cominciare a correre. S'era anche
fatto il bel programma, lui, e s'era detto... “adesso corro il lungo,
poi mercoledì faccio il medio e sabato potenziamento.
Tra sei mesi sarò una scheggia nelle ripetute". Prima di
uscire da casa però, aveva guardato di fuori, e non c'era la nebbia. E lui così
se l'era figurato quel momento, con la classica nebbia di ottobre, alle 4 del
mattino, solo i passi e nessuno sguardo. E su questo dato Adamo si arenò. Per
così dire, smarrì una costola. Non aveva più voglia di andare. L'esigenza sì,
ma la voglia era assente. Come nel timore. Fare, sì, ma lontano dagli occhi
della gente. Un tratto essenziale all'impresa. E lui non si arrese. Si indagò,
e capì, in questa che riporto e che chiaramente è mitologia di partito ma forse
persino il vero, insomma lui, Adamo, si esaminò da vicino vicino e comprese che
a frenarlo era il giudizio. Esporre al giudizio una azione, il suo corpo, una
mira. Anche solo una attività, e per giunta fisica. Non perdere tempo,
sentiva i lampioni mugolare. E intendevano, stattene a casa, sparisci,
risparmiati e risparmiaci. E allora Adamo aveva compreso che non faceva nulla
bene ad aver paura degli sguardi della gente, e che a tutti era indifferente,
come anche gli altri per lui lo erano, e tutti insieme, intuiva ora per la
prima volta, erano spiati dalla corrente.
La città gli apparve in
breve come immersa in un fluido vibrante. Elettrico? Sì, ma non solo. Di una
qualità vivente. Lo spirito, al massimo... lo spirito collettivo della
gente. E' inutile ciò che fai, mormorava l'Essere. E spingeva
frustrati cittadini a compiere ciò che potesse sembrare utile.
Ma di utile non c'era
davvero niente. E se c'era, era per consentire la vita a quel fluido cosciente.
In breve Adamo formulò
un'idea di conflitto, probabilmente interiore, e la estese come concetto
riguardante tutto l'universo. E pensò bene di portare a zero la forza di quel
sovrumano sistema, diventando la prima cancerosa cellula di una cancrena.
Fu difficile anche per
lui, quasi un santo, uscire dal computo dell'utile. Perché come di utile non
c'era niente, pure di inutile sembrava esserci carenza. Il fluido si nutriva di
brevi e decisi scatti di mandibola. Il resto erano sfumature, giochi. Un po'
come fa la terra, che ci pettina col vento, e poi di colpo dopo centocinquanta
anni di delizia molla uno scossone e fa non meno di dodicimila morti in tre
mesi, all'inizio del 1700, in centro Italia. L'Aquila completamente distrutta.
Trecento anni passano, non indenni, e c'è ancora stupore. Stupore per il fatto
d'essere spinti al nulla, da ogni prospettiva. Insomma, così si sentiva il
santo fondatore, e così doveva essere il mondo, e lo fu per quei pochi
militanti, i discepoli. E nella totale inutilità si mossero e questa è la
leggenda.
La verità è che un
partito come quello di cui parlo aveva poco da mitizzarsi e rimangiarsi i
colpi. Stava prima in consiglio comunale, poi nella regione e infine in
parlamento. Protofascismo, protezione del ceto medio fascistizzabile. Pensa che
storia! Tocca solo capire i fascisti nelle borgate, poi siamo apposto. Siamo
apposto da talmente tanto tempo che le strisce del culo ci sono diventate
tatuaggi.
Il partito dei suicidi,
lo chiamarono. E non a torto. Vantava un Santo fondatore, ebbe i suoi meriti,
qualche decorazione, e ottenne più risultati di chiunque altro, in fatto di
autoestinzione.
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