sabato 23 febbraio 2013

ADAMO





Il partito dei suicidi, lo chiamarono, e a ragione. Poiché quel partito fece meglio dell'altro per l'autoestinzione della razza umana. I cui militanti, durante le campagne, si sentivano spesso rispondere... comincia te. In tutte le lingue. Perché il Partito per l'Autoestinzione della Razza Umana era un partito internazionale. Invece quello di cui sto parlando io era un partitucolo medio borghese. Una zoccola come ce ne sono tante. Il partito dei suicidi, lo chiamarono, ma era nato come antiutilitarista. E per portare la rivoluzione di domani con la prassi giornaliera, i compagni usavano compiere azioni, prima dirette, poi conciliari, ma sempre e comunque volutamente e completamente inutili. Di più! Antiutili, per un periodo. Ma poi si accorsero che una utilità quelle ce l'avevano, lavoravano al contrario, ma sempre essenziali allo scopo. Insomma, fu breve quel periodo di transizione, poi tornarono come è giusto alla linea del principio. E come riconciliazione, per prima cosa e a simbolo, promossero autoperquisizioni agli ingressi degli stadi. Con dichiarazione autocertificata di uomo o donna ma comunque d'essere disarmati. E anche questo era dopo, dopo l'origine, dopo la fase acuta dell'antiutilitarismo spinto, ma prima, prima ancora cosa c'era? L'avanguardista, ovviamente. Quel sano genuino giovane coraggioso e baldo. Il principio retto, colui che si staglia dal fango insomma. E infatti guarda un po' quello di cui parlo si chiamava proprio Adamo.
Adamo a un certo punto, una mattina, s'era svegliato con l'idea di non bere del caffè, di non fumare una sigaretta, di infilarsi sulla strada e cominciare a correre. S'era anche fatto il bel programma, lui, e s'era detto... “adesso corro il lungo, poi mercoledì faccio il medio e sabato potenziamento. Tra sei mesi sarò una scheggia nelle ripetute". Prima di uscire da casa però, aveva guardato di fuori, e non c'era la nebbia. E lui così se l'era figurato quel momento, con la classica nebbia di ottobre, alle 4 del mattino, solo i passi e nessuno sguardo. E su questo dato Adamo si arenò. Per così dire, smarrì una costola. Non aveva più voglia di andare. L'esigenza sì, ma la voglia era assente. Come nel timore. Fare, sì, ma lontano dagli occhi della gente. Un tratto essenziale all'impresa. E lui non si arrese. Si indagò, e capì, in questa che riporto e che chiaramente è mitologia di partito ma forse persino il vero, insomma lui, Adamo, si esaminò da vicino vicino e comprese che a frenarlo era il giudizio. Esporre al giudizio una azione, il suo corpo, una mira. Anche solo una attività, e per giunta fisica. Non perdere tempo, sentiva i lampioni mugolare. E intendevano, stattene a casa, sparisci, risparmiati e risparmiaci. E allora Adamo aveva compreso che non faceva nulla bene ad aver paura degli sguardi della gente, e che a tutti era indifferente, come anche gli altri per lui lo erano, e tutti insieme, intuiva ora per la prima volta, erano spiati dalla corrente.
La città gli apparve in breve come immersa in un fluido vibrante. Elettrico? Sì, ma non solo. Di una qualità vivente. Lo spirito, al massimo... lo spirito collettivo della gente. E' inutile ciò che fai, mormorava l'Essere. E spingeva frustrati cittadini a compiere ciò che potesse sembrare utile.
Ma di utile non c'era davvero niente. E se c'era, era per consentire la vita a quel fluido cosciente.
In breve Adamo formulò un'idea di conflitto, probabilmente interiore, e la estese come concetto riguardante tutto l'universo. E pensò bene di portare a zero la forza di quel sovrumano sistema, diventando la prima cancerosa cellula di una cancrena.
Fu difficile anche per lui, quasi un santo, uscire dal computo dell'utile. Perché come di utile non c'era niente, pure di inutile sembrava esserci carenza. Il fluido si nutriva di brevi e decisi scatti di mandibola. Il resto erano sfumature, giochi. Un po' come fa la terra, che ci pettina col vento, e poi di colpo dopo centocinquanta anni di delizia molla uno scossone e fa non meno di dodicimila morti in tre mesi, all'inizio del 1700, in centro Italia. L'Aquila completamente distrutta. Trecento anni passano, non indenni, e c'è ancora stupore. Stupore per il fatto d'essere spinti al nulla, da ogni prospettiva. Insomma, così si sentiva il santo fondatore, e così doveva essere il mondo, e lo fu per quei pochi militanti, i discepoli. E nella totale inutilità si mossero e questa è la leggenda.
La verità è che un partito come quello di cui parlo aveva poco da mitizzarsi e rimangiarsi i colpi. Stava prima in consiglio comunale, poi nella regione e infine in parlamento. Protofascismo, protezione del ceto medio fascistizzabile. Pensa che storia! Tocca solo capire i fascisti nelle borgate, poi siamo apposto. Siamo apposto da talmente tanto tempo che le strisce del culo ci sono diventate tatuaggi.
Il partito dei suicidi, lo chiamarono. E non a torto. Vantava un Santo fondatore, ebbe i suoi meriti, qualche decorazione, e ottenne più risultati di chiunque altro, in fatto di autoestinzione.

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