PERSONALE
(G. frazione di St. –
28 ottobre 2013)
Nella tempesta è meglio
essere mare e non terra. Rimane questo piccolo pensiero, come una zolla
inflitta nella deriva. Con altrettanta incertezza posso affermare che
l'essenziale si manifesta col tempo, emergendo. Dunque? Dunque guardo. Pochi
dati essenziali, sono quelli che emergono: l'animalità, le dita tese, la sabbia
che ci scivola attraverso. E attraverso i giorni si perdono gli altri ricordi
mentre tutto ciò che è spiacevole sembra annullare l'udito. Infatti non sento,
né tuoni né macine al galoppo. All'opera c'è un criterio di scelta semplice,
involontario, automatico. Preliminare. Vivida intanto la fiaccola, nella notte
sorge. “Io sono tempesta”, dice l'essenziale in un alito di vento. E scopro che
il tempo non mi muta se non per pochi istanti, per sperduti attimi di bruttura.
La bruttura si scioglie, scompare, si mescola al sale in attesa della bonaccia
e poi precipita al fondo. Mi distillo. O forse sto ringiovanendo.
INVENTARIO (EGLI)
(G. frazione di St. –
28 ottobre 2013)
Scarpe da lavoro,
vecchie di sei anni, comperate con N a Sabinanigo un giorno nuvoloso durante il
quale più tardi, in un bar, sediamo ubriachi e io estraggo il coltello e lo
passo alla chica che ce l'ha chiesto. O no... “un giorno nuvoloso durante il
quale più tardi, in un bar, siedono ubriachi ed Egli estrae il coltello e lo
passa alla chica etc etc”.
Guanti di pelle, da
lavoro anche quelli, due paia, regalati dal padre. Essenziali.
Un paio di cesoie
comperate in Liguria.
Una fune dalla ex barca
dello zio, spezzata e riannodata la sera in cui Naga Tupana finì fuori strada e
servì trainarlo. Sempre in Liguria.
Un paio di vecchie Nike
sfondate.
Cinque paia di
calzettoni, alcuni regalo di L, altri importati direttamente dal Portogallo. Lisbona
2007, emergenza calzini.
Una ex felpa reebook
dei tempi della scuola, lisa, ridotta a un velo, divenuta a fine carriera una
maglietta estiva a maniche corte.
Un'altra maglietta e un
pantalone verde, appartenuti a M e suo regalo.
(M che scrive: pensiero
sotteso al resto)
Un maglione puro
sintetico a collo alto. Per Egli è marrone, ma tutti dicono che è verde.
L'opinione del tutto
personale che Egli ha sui colori.
(...e sulla morte. Oggi
è morto Lou Reed: un bagaglio di meno)
Chitarra. La stessa da
dieci anni. Manico rifatto da C.
Decine e decine di
canzoni. Egli le porta in bocca, le mastica raramente, per il resto del tempo
le ciuccia.
Godi. Un blog e una
canzone.
La nascita di tanti
Esso che si distinguano da un Egli.
Un Egli. Da oggi non
dirò più, parlando di me, “io sono” ma “Egli ha”. Oppure “Egli è”. O meglio
“Egli” e basta. Non sa non vede non può.
Parsimonia. Un romanzo
forse finito che io rileggerò, o no... che Egli rileggerà tra uno o due o tre
mesi.
Tante penne, numero
indefinito.
Qualche quaderno,
futuri e presenti “Diaria”.
I Tarocchi, comperati
con R ad Alba Adriatica. E suo padre defunto, spirito guida di Egli.
(il ricordo del demonio
che mi ha venduto i tarocchi)
(o no, il ricordo del
demonio che li ha venduti a Egli)
Un calzone verde di
tessuto sintetico, praticamente mezzo chilo di plastica.
Una cinta di cuoio e un
costume, regali di E. Vecchi entrambi di ben ventuno anni. Il “mio liberale”,
ad oggi detentore del titolo di Esso, non è molto più vecchio.
La tuta felpata grigia,
ormai uno straccio.
Poche canotte nere, a
brandelli.
12 euro, residuo di
svariati ingegni poco impegnativi.
(a Stio ci sono due
carabinieri. Pare che sappiano tutto di tutti ma che non rompano il cazzo. La
solita spada di Damocle. Però questo ad Egli non interessa, Egli è qui di
passaggio come lo è ovunque)
Un cellulare per
chiamate a carico o di emergenza.
"Qualcosa"
portata impressa nella carne, nelle ossa, nei muscoli e negli occhi rotti.
Fine dell'inventario.
Ps
La felicità è leggera.
La sabbia precipita scivolando tra le dita tese. Egli guarda la sua mano vuota.
Egli sorride. L'autunno l'abbraccia col sole e col vento.
INVENTARIO (SUPPLEMENTO
DI)
(G. frazione di St. –
28 ottobre 2013)
Egli ha con sé anche
una tenda, una tenda da uno dato che in uno ci sta e comunque è sempre
possibile stringersi, all'occorrenza. O sovrapporsi. E un sacco a pelo, ha.
Estivo, probabilmente non suo anche se uno identico Egli lo comperò. E un kiwey
per la pioggia. E un cuore dove ormai è spiovuto da un po'. E la giubba di S, e
l'eco di lui che nella pioggia annega.
SCRIVERE
(G. frazione di St – 29
ottobre 2013)
Scrivere è patrimonio
di chiunque abbia un foglio e una penna. O un metodo alternativo.
RAMI BASSI
(G., frazione di St. –
29 ottobre 2013)
I suoceri del liberale
hanno compiuto un percorso che va dal sessantottinismo spinto alla comune
libertaria fino alla setta religiosa.
Il liberale e la sua
compagna hanno compiuto un percorso che va dal dolore alla confusione fino alla
ripicca.
Dopo dieci anni di
fidanzamento due persone alle volte diventano come fratello e sorella, solo che
a differenza di fratello e sorella presto non si vedranno più, se continuano a
tirarsi in culo.
Egli vede e sa come
tacere. Quindi Egli sa che è in grado di parlare in modo utile. Egli però non
crede più da tempo, se mai ci credé, a un verso giusto delle cose da opporre a
un verso sbagliato. Egli non crede nemmeno più che le mani in pasta siano da
pulire o da lavare. Egli coglie i frutti dai rami bassi. Ma ciò non vuol dire
che non scalerebbe mai e per nessun motivo una montagna.
La compagna del
liberale ha occhi belli, di taglio e colore. Labbra invitanti e spalle
scoperte. Si affetta in atteggiamenti composti ma ammicca. Qualche frutto è
bello solo da guardare. Egli guarda i frutti sui rami bassi, ma ciò non vuol
dire che mai li annuserebbe.
SCHIAVISMI COMPARATI
(G, frazione di St – 30
ottobre 2013)
C'era un bisnonno,
senatore degasperiano nella Costituente. C'era un bisnonno con la sua
clientela. C'era un bisnonno senatore con clientela e tante terre. Tante case
strappate alla gente di qui che non sapeva come pagare il bisnonno, medico
oltre che senatore. C'era un bisnonno che avrebbe potuto comperare due camion
per trasportare le pietre dal fiume al paese quando in paese costruiva il
palazzo. Ma non li comperò, preferì pagare le donne affinché trasportassero
loro le pietre dalla valle al poggio, sulle teste. Lavoro per tutti.
Come gli egizi, Egli
dice mentre ascolta il racconto e intanto osserva l'immagine nella Sua testa.
Una fila di donne dal fiume al paese, con pietroni portati in equilibrio sulle
teste.
Il liberale obietta che
gli egizi non pagavano gli schiavi. Il bisnonno invece sì, li pagava. Certo,
quando si ammalavano non mancava di togliere loro la terra e la casa. E gli
schiavi in Egitto invece avevano cibo, abitazione e assistenza medica.
I liberali sono
predatori infidi. L'ipocrisia è olio negli ingranaggi del loro sistema. Ma
questo liberale è giovane e ingenuo. Si crogiola in una mitologia aberrante che
gli tronca arti e scroto. Forse però una sua piccola anima da qualche parte
ancora si dibatte e lotta per salvarsi.
EGLI E' STANCO DELLA
TERZA PERSONA SINGOLARE
(G, frazione di St – 31
ottobre 2013)
Il mio liberale è un
po' autistico. E si affeziona facilmente. Forse pensa che potrei trasferirmi
qui e aiutarlo a tempo pieno. Il mio liberale rifiuta il lavoro salariato.
Strano, visto che sogna di “dare lavoro” come fece il bisnonno. Lo scopo del
mio liberale non è necessariamente l'autosufficienza (abominevole miraggio del
nuovo millennio). Vuole solo fare della campagna il “centro del suo mondo”. Un
po' com'era un tempo la cameretta a casa dei suoi. E' bellissimo, del resto,
fumare cannoni e lavorare per conto proprio in campagna. Piace anche a me, non
è un segreto. In città, dice, si era abbrutito.
Mi sembra che per stare
qui a fare quello che fa debba dar conto a tutta la sua stirpe. La casa della
nonna, la campagna e le bollette pagate perdono d'incanto quindi tutto l'agio
che sembravano concedere.
Il mondo, se non te lo
complicano, alle volte riesce anche a risultarti simpatico.
"inventario"...una parola ingannevole...nulla di inventato..anzi...! :-)
RispondiEliminaHo conosciuto un tipo una settimana fa in Sicilia. Possiede più o meno quello che possiedi tu. Ha in più una bici con la quale viagga e trasporta quello che definisce la sua casa. Da cinque anni. E da cinque anni in novembre e fino ad aprile va a svernare in Sicilia. Ti ho pensato quando l'ho incontrato. E presto o almeno quanto prima vorrei anch'io portare la mia casa dentro uno zaino. :)
RispondiEliminahttp://blog.libero.it/andandopervia/12568943.html
...a me la bicicletta l'hanno rubata a fine estate... ma meglio così, preferisco camminare.
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