Dal tuo punto di vista
l'Isonzo è un fiume, un numero impressionante di battaglie, un capitolo sul
libro di storia che se ti dice bene salterai visto lo scarso tempo a
disposizione per completare il programma. Del resto, dal punto di vista del
Ministero, hai più probabilità di leggere scritti sul 900 per i cazzi tuoi
piuttosto che di leggere cose a riguardo del medioevo e dell'età romana. E
probabilmente, il Ministero, preferisce appaltare a privati l'ultima Storia
ancora in formazione piuttosto che certe radici imprescindibili per la
sopravvivenza dei concetti stessi di Patria e Fascismo.
Dal tuo punto di vista,
Attilio Regolo, è un'immagine altera, mitica, tracimante onore, pervasa dal
dovere. Un uomo in tunica senatoriale che attraversa un ponte per salire su una
nave. Con tanti parenti a piangere e pregare che resti, e lui fermo nella sua
decisione, legato alla parola data, già con la mente a Cartagine dove l'attende
il supplizio. A tuo modo di vedere, da sempre, Attilio Regolo è una sorta di
spada di Damocle. Come poterlo emulare?
Il tuo modo di vedere
suggerisce: basta non doverci arrivare. All'ombra di tanto mitico onore si
giustificano ruolo e stipendio. Il diritto di portare armi, di saltare
processi, di evitare galera per fatti infimi di cui indubbiamente ci si
macchia. Poi viene il giorno in cui la mitologia non basta, e tocca nutrirsi di
altro. Delle radici dure a fine estate. E si muore di fame. Mi spiego meglio:
viene il giorno in cui forse uno si accorge che Attilio Regolo era un uomo, e
che forse piangeva peggio degli altri quando, per questioni di politica estera,
venne rispedito a Cartagine. Se venne rispedito a Cartagine.
A tuo modo di vedere,
oggi, qui sulla riva dell'Isonzo, mentre il sole fiacco di Torino finge di
assecondarti e ti nasconde con un po' di nebbia l'asfalto di via Nizza
cambiandotelo in acqua che scorre, il mito decade, perde di credibilità.
Così sul giornale che
hai in mano leggi la notizia successiva, lasci la faccia dei due marò rispediti
in India loro malgrado e ti affacci sulla nuova angiografia papale.
Si narra di come il pontefice abbia scelto il nome, Francesco, all'ultimo
momento, malgrado suggerimenti anche sibillini e poco carini (un cardinale
avrebbe soffiato nell'orecchio come il demonio, di assumere un nome per
vendicarsi del predecessore nemico dell'ordine a cui appartiene il gran vicario
fresco di croce). E invece questo sant'uomo è illuminato, come si deve, dal
Signore. E sceglie di essere il primo Francesco Papa. Per una chiesa povera e
per i poveri.
Ecco, forse ieri.
Ossia forse ieri non ci avresti dato peso. Ma adesso che
Attilio Regolo s'è fatto un sano pianto, adesso che alle spalle, nel dipinto,
non ha solo donne in lacrime ma anche senatori e patrizi con l'indice puntato
che lo mandano a morte, ti risulta ovvio che il nome del Papa debba essere
stato ampiamente concordato e premeditato.
Dal tuo punto di vista,
qui nel bar di fronte alla stazione, con via Nizza che pare l'Isonzo e i
tassisti a caccia di clienti e le poche prostitute ancora salde in trincea e un
ragazzo grassoccio coi baffi e il pizzetto che fa capolino dietro le macchine
parcheggiate in controviale, la capacità che il mondo ha di credere ti appare
sconcertante.
Del resto, pensi
indagando sui cattolici, si bevono che un tizio sia morto e risorto entro tre
giorni. E la cosa appare, da questo baratro di trincea fumante caffè, comunque
più credibile di un fiero patrizio dalla parola sacrosanta e della vita dei
santi, mano a mano fabbricata, ormai generata in tempo reale. Dati alla
mano, scegliamo come deve continuare la storia. Alto gradimento.
Appaltare ai privati la
formazione di certi errori.
Così e di colpo rialzi
lo sguardo dal giornale e il mondo è tutto grigio. Ora il ragazzo grassoccio
corre attraversando via Nizza, tra schizzi di acqua e proiettili che cadono
come macigni di grandine. Dietro lo guardano indifferenti due carabinieri col
mitra. Piangendo gli italiani vanno alla carica, scriveva un
cronista inglese a inizio 900. Perché il nemico è davanti, ma i fucilieri che
ti spediscono a morte sono detti fuoco amico.
Come se nelle retrovie,
a spingere il mucchio, ci fossero paladini dell'ordine e del bene. E non
piuttosto altri mercenari stolti, capaci solamente a guadagnare dal
killeraggio, a uccidere eseguendo ordini.
Ma ormai dal tuo punto
di vista appare chiara la scena. Il ragazzo grassoccio col pizzo e i baffi va
alla carica spinto dalla disperazione. Corre appresso a uno smunto capellone
che l'ha scippato dello zaino. Ed entrambi corrono distanti dai carabinieri
attenti solo alla direzione che ciascuno prende.
Di giù i topi, in su le
iene e al seguito i serpenti.
Ma fanno l'ostensione pure dell'aNgiografia papale? :P
RispondiEliminacateteri, piu' che altro... :)
EliminaA me sembra tutto una bella messa in scena mediatica.
RispondiEliminaComunque meglio guardarsi anche dai presunti "amici" ;)
(inizio ad avvertire problemi di sdoppiamento :P)
schizofrenia contagiosa
Elimina...e io che credevo avesse scelto quel nome perchè era un account libero su twitter..!!!!
RispondiEliminaormai si regolano cosi' :P
Eliminatu entrerai in seminario, prima o poi.
RispondiEliminae no, non armato! :P
in semenzaio vorrai dire....
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