Certi segugi nascono
ingenui. Con un olfatto a cui rendere conto, ma assicurati per piccole capacità.
Fili d'erba leggeri che si flettono, si spezzano, si pettinano increduli sopra
altri mondi. E quelli magari esistono davvero, ma ai segugi non importa.
Di sicuro io, non
essendo segugio e anche se poco mi importa, so che esistono i lupi. Esseri
soggetti al calcolo automatico, preciso, regolato sul metro dell'immediato.
Pure loro poco inclini a credere nell'esistenza d'altri luoghi e di altre
forme.
E' la malizia, ecco
cos'è. Ad avercela, cancelli parti di universo, e a non avercela hai lo stesso
risultato.
Cosa pensano i segugi
ingenui della miseria? Si confondono a guardarla, si appellano al superiore. E
i lupi? I lupi la miseria la disprezzano, perché nel calcolo la miseria è dove
sta lo zero. Un lupo chiama zero giusto un osso spolpato, senza carne. O meno,
certo, anche meno. Giusto un sasso che non si può nemmeno rosicchiare.
E' che ogni ritmo è
imposto, ogni ruolo.
Eccola la miseria,
nasce con l'opulenza. E' la dicotomia, una bolla d'aria, identica in questo a
tutte le altre dicotomie. Un dono della civilizzazione. L'opera stessa da cui
nasce la civiltà. Cosa vuoi che pensino ferocia e ingenuità, lupo e segugio,
delle categorie civili?
L'istinto non pensa,
non è domato. Negli individui è ridotto, carcerato, ma pulsa, resiste facendo
flessioni nel buio di una cella d'isolamento. Basta poco, si perpetua e capita
persino che sia contento.
Riempiamo pagine,
riempiamo vestiti e scriviamo canzoni. Da soli. Sempre e comunque da soli.
Attraversando l'Emilia
innevata ho pensato a Zivago che compone versi per la sua Lara. Poi la sera mio
padre sembrava aver rintracciato quel mio pensiero e mi ha citato un pezzo del
film con Omar Sharif, tratto dal romanzo di Pasternac. E che sia da un
finestrino di treno, nella memoria di un ragazzino, su un libro o dentro un
film, Zivago comunque sta lì, in una casa di ghiaccio tra la neve e i
bolscevichi. Ama ride tradisce scrive. Fuori dal tempo. Simile ai due amanti
sul barcone con la bandiera gialla del colera. Ai tempi del colera, quando l'amore
davvero poteva non finire mai. Protetto da un trucco, da uno stratagemma.
Io vivo ai tempi della
sogliola all'uranio. E cerco il mio stratagemma per estendere all'infinito un
inverno nella casa gelata, una rotta inconcludente all'ombra di uno stendardo
d'ittero. Tra spazi definiti, serviti, sconsolati. Tra aree apparentemente
immense, civilizzate e soggette a misura. Tra spazi deformati, visi deformi e
corpi alla ventura.
Ognuno cerca di ritagliarsi un suo angolo privato di "normalità".
RispondiEliminaSì, siamo sempre soli in realtà, anche se ci si accompagna.
e' talmente assurda la bolla in cui viviamo da due milioni di anni, che certe volte parte una scheggia, sfugge alla dicotomia e allora forse, in quel luogo non luogo letto come assurdo dagli altri, viviamo davvero un po' di "normalita'".
EliminaL'assurdo è in loro.
Eliminaci viviamo dentro, ci nasciamo, lo produciamo.
EliminaSì, ma quello che per te è "normalità" per qualcun altro è assurdo e quindi l'assurdità, in questo senso, sta negli occhi di chi guarda.
EliminaOgni angolo di normalità è assurdo per un altro e quindi è come dire che tutto è normale e tutto è assurdo.
se vedessi una tigre portarsi dietro una paletta per raccgliere la propria cacca diresti che e' normale? non so per il resto, ma si vive nell'assurdo da due milioni di anni circa. e anche il relativismo, nasce in questo assurdo.
EliminaMi sa che gli serve un badile e non una paletta :P
Eliminabeh si, con un badile sarebbe normale in effetti ... :P
EliminaBeh avere un padre con cui parlare così come scrivi qua sopra vale la pena di vivere
RispondiEliminamio padre vale sicuramente la pena. talmente tanto che non riesco ad immaginarne uno che non la valga.
Eliminama noi ci reputiamo intelligenti e da bravi segugi critichiamo l'ingenuità altrui...
RispondiEliminanon sempre dai. sono solo istantanee per fortuna ;)
Eliminae fosse solo la sogliola all' uranio...
RispondiEliminain effetti anche le braciole al cadmio mi preoccupano un po'
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