venerdì 15 febbraio 2013

12


Lessi così com'era e non mi curai d'approfondire. D'approfittare invece sì, illegittimo naturale. Neanche ammutinato, neanche clandestino, solo perso nelle stive di una nave. Un animale. Un curioso animale.
Mi affrancai, forse giusto un po', dal prendere una direzione, un ergastolo come un altro, una pena di morte. Ma fu solo per ritrovarli sul sentiero, sotto un sasso, all'improvviso, con la polvere che seccava la gola e sbiancava i calzoni. E nel grano, ancora, schiene piegate trovai, e pomodori, e scorze scure di africani curiosi.
Uno mi si avvicinò accarezzandosi la fronte. Fino a quell'istante non m'ero accorto delle perle di sudore gelato, e nemmeno dell'estate, come se non fosse caldo.
Ci muovevamo e poco in un Getsemani all'odore di cipolla, col campanello che suonava, e il capo che imprecava, e un'epoca indefinibile a farci da sconforto assistito, da cornice. Così guardai il mio vicino di catena, aveva gli occhi gialli. E guardai il mio braccio, per sincerarmi del colore. Non era bruno, ma rosso sì. Non capii subito se si trattasse di derma arrostito, sangue o residuo di un tuffo nel lago d' ocre.
Così feci correre le pupille come rondini tra le nuvole e mi illusi di poter confermare la libertà, rassicurandomi con una vecchia teoria, con una vecchia maestria, con la perizia di un antico scalpello, un Michelangelo, gabbia di marmo e anima estratta dall'universo. La possibilità, anche nelle segrete, di non restare fermo.
Ma si raccontano bugie, o verità vere solo pochi istanti, mai testate, mai provate. Quando Satana cadde, per lui fu un volo come un altro, almeno finché per il genere dei reietti non divenne il totem piantato dentro al ghiaccio. Almeno finché non l'imboccarono con tre traditori, a condividere la condanna. Ne hai da volare rondine, tra mille sguardi incrociati, tra centinaia di schioppetti divertiti o affamati fieri di far plotone al fine settimana!, pensai.  
Eppure, la situazione, non mi era ancora chiara.
Ovunque ci sia uniformità, lì è il nemico. Gli esseri umani s'accostano, pare, solo per sopravvivere ai danni di altri esseri. Solo per marchiare carne, marcare territorio, per farsi scudo dichiarando un altro bandito.

9 commenti:

  1. Si accostano per paura. E si serrano le fila per evitare che qualcuno fuoriesca o altri non desiderati possano far breccia.
    L'uniformità rende meno pericolosi e permette a chi controlla di aver lavoro più facile.

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  2. io non capisco invece chi si accosta a un capo per far lo spione e denunciando le malefatte altrui!...
    e ti guadagnerai il pomodoro col sudore della fronte!! pensa alla manna che cadeva dal cielo nell'<olimpo e senza sudare proprio!

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    1. si vede che quando dal cielo non piove manna... si rimedia con la delazione.

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  3. gli esseri umani s'accoppiano, s'accoppano, oppure si dicono "Salve" per mantenere le distanze.

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