mercoledì 13 marzo 2013

VIA NIZZA



Da come la vedo io adesso, ho solo tre possibilità. La prima è attraversare via Nizza, mettermi sotto i portici e cercare di rifilare un bidone a qualche tossico. Un cinquantino di coca falsa. Dovrei solo tritare l'aspirina che ho in tasca.
Come la vedo io dipende molto da quello che ho in tasca. Non del tutto, ma molto sì. E io in tasca ho un preservativo, una aspirina effervescente e tre monete da 10 centesimi di euro. In città non posso chiamare nessuno e prendere un treno utile sarebbe impossibile. Oddio, prenderlo sarebbe possibile, ma restarci su per più di mezz'ora no. Una volta ero abbonato al verbale. Salivo, andavo dal controllore e gli chiedevo di scrivere. E quello scriveva, coi miei documenti in mano, sì, ma mica come adesso, mica facevano scendere nessuno a quei tempi! Ho accumulato migliaia di euro di multe ma ho viaggiato, prima che cambiassero le regole. Sono nullatenente, non pago. Non mi possono sequestrare niente. Tant'è che ho solo trenta centesimi in tasca, l'aspirina è di Renata e chissà come c'è finita, e il preservativo me l'ha dato Isabella, ieri sera, al locale. Omaggio della casa. Ho sempre pensato che certi omaggi portassero sfiga. Infatti non me la sono scopata. Questo però adesso non mi importa. Penso solo alle altre due possibilità che vedo di recuperare qualcosa, semmai anche qualche soldo. La seconda mi pare sarebbe scippare quel ragazzo tarchiatello coi baffi e il pizzetto del suo promettente zaino. E' il solo valido qualità/prezzo che scorgo. Rapinare un tassista, per me, sarebbe un suicidio. Da tre giorni non mangio, e quelli sono tutti brutti, armati e cattivi. Ci stanno le Poste qui di fianco, è vero. Ma via Nizza è un rettilineo da paura sotto sto cielo plumbeo di fine febbraio, e il fondo non è mai stato il mio forte. Mi ci vedete dopo tre giorni di digiuno a scattare borsa in mano e lanciarmi sul chilometro spalle alle sirene? Ok, potrei attraversare la fatidica via Nizza e gettarmi in san Salvario. E poi darmi ai vicoli. Ma siamo mica a Napoli! Questa è Torino, diobono, una cittàà costruita contro gli ammutinamenti. E per di più non sarei così tanto popolare. Un bianco capellone che scippa i vecchietti. Che poi in Posta mica ci sono solo vecchi. Ok, anche donne e bambini. Insomma, cedo il passo. Sulle scialuppe prima loro, è la legge. Non un obbligo morale, nessuna etica. E' che se lo faccio la gente mi fa finire male.
La terza ipotesi è la più simpatica. Si tratta di fregarsene. Di entrare alla Feltrinelli qui di fianco e incularmi un libro. Raggiungere largo Saluzzo, schiantarmi sulla panchina e mettermi a leggere. Svenire magari dopo un po', raggomitolato nel giaccone verde di Marinella. Consumarmi come il pupazzo di neve al sole. Diradarmi e poi scivolare sotto i ferri, sull'asfalto, nello scolo. E infine, per via fluviale, raggiungere il mare. Questo se non smettessi di sognare. E smetto, smetto ora. Perché delle tre possibilità che ho, a come la vedo io adesso, questa è la sola che valga qualcosa.

La Feltrinelli è un doppio stanzone zigrinato di scaffali. Libri e cartelli. Io ho un libro in mente, mica no. E' Into the wild. Into the wild non è un film, non solo un film, ma pure il film è bello. Chi lo guarda mette o non mette un particolare filtro. Il peso del consorzio sociale non si indossa con disinvoltura. Chi se ne sottrae viene riportato in riga. “Acchiappa lo scippatore di vecchiette”, o “se lo fa, beh... non credo che vorrò aiutarlo, poi in seguito quando starà male”, “salverei più un altro che quello”. E ci sta, lo capisco, lo accetto. Anche se forse io non fermerei mai uno che scippa la gente. In fondo alla Posta non ci vanno solo le vecchiette. Ma questo non vuole dire niente. La gente ti fa finire male senza guardarti storto. Persino bonariamente, ti condanna alla galera. La gente ti guarda storto solo quando ti sottrai al consorzio sociale. E lo scippatore no, non se ne scosta affatto. Lo sostiene. A modo suo, lo sostiene. A modo degli altri, lo sostiene. Se mi lasciassi sciogliere al sole in largo Saluzzo sopra la panchina verde, invece, col rumore dell'acqua alle spalle, l'acqua della fontana, allora sarebbe grave. Non sarei un farabutto disgraziato, no... ma peggio, forse direbbero che ho sprecato una vita, che ho chiuso a muzzo una possibile meravigliosa storia. Come se la mia strada appartenesse al mondo prima ancora che a me stesso. E adesso non si tratta di scippare una vecchietta fuori dalle Poste, e nemmeno altri, non una donna, non una donna col suo bambino, il quale si lamenta magari per quella giornata noiosa. Non lamentarti bambino, ai tempi miei questi uffici puzzavano anche di sigaretta. Oggi c'è solo il deodorante che tenta invano di coprire la muffa. Ad ogni modo, dicevo, adesso non si tratta affatto di rapinare una vecchia su via Nizza e poi correre come un pazzo. Adesso si tratta di muoversi bene, trovare il libro che voglio e poi svignarsela.

Insomma all'interno del dedalo di cartelli e copertine colorate, mi muovo alla ricerca di Into the wild. Dove lo cerchereste? Avventura? Letteratura americana? Biografie? Best sellers? E' stato un best sellers?
Insomma al terzo giorno che non mangio, e non per mancanza di occasioni, ma solo perché ho lo stomaco chiuso, serrato a due mandate e non so come stimolarlo, trovo molto comodo cercare un commesso piuttosto che un libro in mezzo ai libri. Trovo una commessa, è carina, coi capelli scarmigliati, una mezza punk, non fosse per il lavoro. Starebbe bene in uno squat e magari qualche sera ce la trovo pure. Ha gli occhiali con la montatura nera, nel senso che sì, è un po' anarchica ma comunque legge e lavora. Insomma, non è un caso se lavora qui. Per lei non è come vendere le scarpe. Così le dico che non so bene come orientarmi. Sorride, esce dalla postazione e io la seguo nel dedalo di scritti. - E' carina ma andrebbe davvero poco lontano se non si muovesse soltanto in questa foresta di libri.
Si ferma, si china a un tratto, piglia un volume, si gira, me lo consegna. Sorride, torna al bancone. Io resto lì a leggere, in piedi, finché entrano altri giovani, non chiassosi, ma sorridenti. Mi avvio, con la sinistra quando sono a mezzo passo dal vetro abbasso il maniglione antipanico e sono fuori.
Il marciapiede è quasi deserto. C'è solo il mendicante a destra, in ingresso stazione. Non so quanto tempo ho per sparire, dai pochi secondi all' è già troppo tardi. Ma uno a rubare un libro si sente talmente tanto sereno che proprio non gli importa.
Metto in tasca Into the wild, cammino nel freddo mattino di fine febbraio incontro a Torino. Attraverserò via Nizza, stavolta davvero. Il ragazzo pienotto è voltato. Guarda un palazzo sui portici di fronte, dal lato in cui sto andando io. Gli scippo lo zaino che ha lasciato a terra, senza piegarmi nemmeno, con un gesto rapido della mano sinistra lo indosso, è mio. Gli automobilisti rispettano le strisce, ho la precedenza, attraverso la strada. Con la destra intanto cerco in tasca l'aspirina. Mi fermo un attimo sotto i portici e poi vado in largo Saluzzo, a sciogliermi sulla panchina.

19 commenti:

  1. Questo racconto mi sembra familiare, almeno in qualche particolare. Sarà per il nome della via.
    Ché in fondo mi basta attraversare il cavalcavia per arrivarci.
    Ma dubito che ci troverò quel capellone dall'altra parte :) Non stavolta almeno.
    Speriamo ci sia un seguito … :)

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    1. ve' che sarebbe figo abitare a tiro di cavalcavia... :)

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    2. Di brutto :) Poi da lì si fanno delle gran belle passeggiate ...

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    3. al prossimo giro tentiamo il tuffo. dal cavalcavia e' d'obbligo.

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    4. Mica c'è acqua sotto ... Fai pure tu se ci tieni :)

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    5. mi spiace, ho gia' deciso di suicidarmi in altro modo. non lo sai che sto partendo scalzo per la foresta?

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    6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    7. http://piemonte.indymedia.org/attachments/nov2009/le_scarpe_dei_suicidi2.pdf

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    8. lo sai che l'autore del libro sta inguaiato con le inchieste notav?

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  2. a volte la giusta etichetta può salvare la vita, bravo amor! :)

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    1. e', meno che in Cassandra, ma pur sempre questione di etichette...

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    2. sei uno che rispetta l' etichetta! incredibile,chi lo avrebbe mai detto? :P

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    3. tu che etichetta hai messo al tuo post?

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    4. nessuna... mi sono proprio dimenticata :p

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    5. Proporrrei Virtù Teologali come etichetta :P

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  3. la prossima volta che vado a Torino, mi porto la tua guida turistica ;)))

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    1. oh magari la prossima volta che ci vado te lo fo sapere cosi' famo il giro insieme!

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